
L’evento Wake the City ha portato nell’iconica arena della Darsena 40 atleti tra uomini e donne, regalando uno spettacolo adrenalinico in pieno stile Red Bull
di Martina Folco Zambelli
È il 5 settembre e il sole su Milano picchia così forte da sembrare ancora estate piena. L’eco delle vacanze, appena finite, è stampato sulla pelle brunita dei Milanesi che all’ora di pranzo si sono dati appuntamento in Darsena per assistere a un evento più unico che raro. Sotto la canicola, ugualmente sudati, décolleté provocanti e tacchi a spillo si mescolano a camicie hawaiane e ciabatte infradito, con improbabili calze al polpaccio. Non bastano gli occhiali a specchio per proteggere dai dardi assolati dritti allo zenith.
Per placare l’arsura, scorrono fiumi di cocktail energizzanti e ghiacciati. Nei bicchieri, illuminati a led, la danza del ghiaccio e delle bollicine fa sembrare ancora più frizzanti le note esotiche delle nuove Red Bull Energy Drink. Solleone a parte, c’è anche la musica che pompa a tutto watt a caricare l’atmosfera già densa di attesa. È tutto pronto: saranno cinque ore di cuore in gola e salti mozzafiato . Alle 14.00 il dj saluta la platea e dà inizio allo show: “Ciao ragazziiiiiii, benvenuti a Red Bull Wake the City”. Scrosciano gli applausi e allegria di vuvuzela.
L’emozione sale. È la prima volta che uno sport estremo entra nel cuore di Milano, e lo fa dall’arteria principale: dal Naviglio Grande, dritto in Darsena. Milano, capitale mondiale della moda e del design, nel post Covid, torna finalmente a pulsare e, per l’occasione, trasforma il suo storico “porto” in un anfiteatro per il wakeboard. Un’arena d’eccezione nella Milano da bere per uno degli sport d’acqua, con la tavola, più adrenalinici e seguiti al mondo.
Il wakeboard
La disciplina, apparsa per la prima volta in America negli anni ’90, nasce dalla fusione dello sci nautico e dello snowboard ma deve la sua notorietà tra il grande pubblico al programma televisivo degli X Games, che ha incollato allo schermo milioni di spettatori, affascinati dalle evoluzioni di atleti sempre più acrobatici . Sdoganato dagli X Games, il Wakeboard si è poi diffuso nei cinque continenti con un numero sempre crescente di appassionati e praticanti. Due le varianti di questo sport, dove i rider surfano in modo molto diverso a seconda del sistema di trazione: su ostacoli artificiali nel cable o sulle onde create da un motoscafo nel wakeboard boat. Mutuando termini dallo snowboard, tra cable e boat c’è la stessa differenza che c’è sulla neve tra slopestyle e l’halfpipe.
La gara
A Milano, sotto l’ala di Red Bull, in una location affascinante come la Darsena, il format di Wake the City non poteva che creare un evento unico, spettacolare, mai visto prima. Un mix di agonismo e adrenalina come un risveglio col botto dopo la pandemia per tornare a gettare il cuore, e la tavola, oltre l’ostacolo. Così in anteprima mondiale sono scesi in campo 40 tra i migliori atleti, che per la prima volta si sono sfidati all’ultimo trick, non singolarmente ma in coppia sul cable. 12 uomini e 8 donne. 20 binomi di fuoriclasse sono arrivati da Europa, Stati Uniti, e Sudamerica, per incendiare l’acqua del Naviglio e la passione dei fan.
Come nei Cable Wake Park, grazie anche alla collaborazione di Wakeparadise Milano che ha fornito le strutture, nello specchio d’acqua tra le sponde della Darsena è stata allestita l’arena con gli ostacoli galleggianti. Run con rampe molto insidiose e linea di partenza e di arrivo davanti al ponte pedonale Alexander Langer, che unisce le due sponde del Naviglio. A differenza delle competizioni tradizionali con un atleta per volta al bilancino, Wake the City ha introdotto una novità assoluta facendo gareggiare la coppia di rider, simultaneamente.
Allo start un carrier con due cavi e due bilancini ha trainato assieme gli atleti alla velocità di circa 20 miglia/h. Scegliendo la propria linea, ma in sincro, ciascun rider si è esibito con trick al limite del possibile. Adrenalina ed energia si sono moltiplicate per due. Tutto però in versione Eco Friendly: niente motoscafo e silenziosi motori Power Generation forniti da FTP Industrial, leader nel mercato dell’energia Green. La gara si è svolta in tre manche. Qualificazioni, semifinali e finali, ciascuna delle quali ha visto i rider cimentarsi agli ostacoli, in freestyle, su tre run consecutive.
In testa alla carovana Red Bull, sorriso pronto sotto i baffi biondi ma altrettanto pronto ad alzare l’asticella della competizione e del divertimento, incontriamo Massimiliano Piffaretti, Campione del Mondo di Wakeboard a Cancun (2015) e nominato “Rider of the Year” dall’Alliance Wake nel 2019. È anche farina del suo sacco l’idea di competere in coppia che ai microfoni ci preannuncia: “Sarà una gara imprevedibile. Non l’abbiamo mai fatta! È molto più difficile essere in due che da soli perché devi stare attento al compagno che hai dietro, puoi tagliargli la linea o ostacolarlo nelle figure. Ma è stimolante, devi dare il meglio”.
Gli atleti
Al termine delle qualificazioni, la caduta di quasi tutti i binomi, in una delle run, conferma il pronostico del Piffa. L’esecuzione in sincro è una raffica di energia ma richiede impegno e concentrazione mostruosi. Anche per i tre giudici, che nel dare punteggi e verdetti devono valutare molti più fattori: la difficoltà dei trick, la tecnica e la pulizia di esecuzione e non ultimi l’armonia e la sincronicità della coppia. Insomma il suo “flow”. A metà pomeriggio i primi refoli d’aria danno ossigeno al pubblico incollato alla sedia, con lo sguardo in alto a seguire salti mortali e avvitamenti da capogiro. I più fortunati sono gli spettatori vicino agli speaker, che vengono rinfrescati dagli spruzzi dalle tavole quando gli atleti slidano il bordo della sponda est del Naviglio.
Tifo, applausi e musica richiamano la curiosità di passanti e residenti. I primi, abbarbicati alle transenne che delimitano l’arena, sbirciano dietro i teli. Qualcuno li fora per infilarci il cellulare e rubare nei click frammenti d’azione. I residenti si sporgono da balconi, terrazzi e ballatoi dei palazzi antistanti il Naviglio. Ci guardiamo a vicenda, noi con i binocoli regalati dall’organizzazione per meglio gustare la scena, loro con ogni genere di fotocamera.
Per la finale il sole si smorza e prepara la tavolozza della golden hour. Tra una manche e l’altra luccica lo specchio d’acqua della Darsena e luccicano i bicchieri ricolmi di drink all’anguria. I rider si preparano al tutto per tutto: dopo 5 ore di show non hanno perso di smalto. Ovviamente ragazzi e ragazze gareggiano in categorie separate e i binomi in rosa inanellano trick altrettando spettacolari. I rider, affiatati e concentratissimi, performano in crescendo. Spin, raley trick, frontflip… Si elevano oltre le teste degli speaker e planano ben oltre la Red Bull car, che in queste run finali è adottato dai più creativi come ostacolo segnapunti.
Ed è proprio la creatività a rendere questa disciplina uno sport così divertente. Ma anche praticabile, dai neofiti della tavola e dai disabili, come ci ha raccontato a fine gara una più che mai radiosa Claudia Pagnini: “Sicuramente skate e snowboard possono aiutare chi vuole avvicinarsi al wake. Ma ho visto surfare davvero tutti, partendo da zero. Mio papà è in sedia a rotelle e sta girando l’Italia per fare corsi a chiunque abbia voglia di imparare e mettersi in gioco”. Ecco lo sport dare lezione di vita.
Arduo il compito dei tre giudici che devono emettere il verdetto. La vittoria va a Jules Charraud – Clement Dominjon e alla coppia rosa Jamie Lopina – Maryh Rouger, mentre il premio “Best Trick” ha visto primeggiare Dominik Hernler e Daniel Grant. Il sole è tramontato dietro i palazzi più alti. Si accendono le luci della Milano da bere che ora ingloba quelle del party allestito nella wakeboard arena. Ultima fotografia, di rito, come una cartolina. E dietro scritto, con il sorriso del Piffa: “Arrivederci alla prossima edizione”.
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