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A parlare a nome dei 15.000 professionisti della neve e le oltre 400 scuole, è ancora una volta l’Associazione Maestri Sci Italiani (Amsi) e il Collegio Nazionale dei Maestri di Sci Italiani (ColNaz) in vista di una stagione estiva alle porte.

Forti del fatto che lo sport dello sci praticato in ambiente montano, all’aria aperta è intrinsecamente un’attività che presenta limitatissimi rischi sanitari, tanto più se svolta sotto forma di lezione di sci.

Innumerevoli studi scientifici, di cui alcuni recenti supportati dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), hanno avvalorato che, con il rispetto del distanziamento, la diffusione del contagio all’aria aperta è un’eventualità estremamente rara.

In particolare, tra gli altri, si può riportare il recente studio dell’Health Protection Surveillance Center (HPSC) secondo il quale solamente un caso di positività su 1.000 è riconducibile a una trasmissione del contagio avvenuta all’aperto.

La situazione della confinante Svizzera, che pur consentendo l’attività dello sci al pubblico, non ha riscontrato un aumento di casi può essere un valido esempio. Il maestro di sci svolge infatti la propria attività all’aperto ed è inserito in un contesto generale che, per sua stessa natura, presuppone distanziamento e protezione.

Da mesi si continua a osservare il dibattito sulle aperture e ancora si ricorda con incredulità la sera del 14 febbraio nella quale si consumò l’ultimo, ennesimo, atto contro una montagna già sofferente. Allora venne accettato ciò che la scienza impose; oggi, con pari risolutezza, è necessario continuare a dare ascolto alla scienza.

I maestri di sci italiani chiedono, nell’ambito del definendo quadro generale, la riapertura degli impianti nei comprensori sciistici per l’attività amatoriale e che, fin da subito, venga consentito loro di utilizzarli con i propri allievi, nel rispetto dei protocolli di sicurezza in essere.

Questa la dichiarazione congiunta del presidente ColNaz Beppe Cuc e del presidente Amsi Maurizio Bonelli

Come il 14 febbraio i maestri di sci italiani accettarono ciò che la scienza imponeva, ora come allora, con pari risolutezza, occorre continuare ad affidarsi alla scienza. La richiesta dei maestri di sci italiani di aprire al pubblico gli impianti di risalita trae origine dalla constatazione di un dato di fatto supportato da evidenze scientifiche”.

“Una riapertura che richiediamo anche in Valle d’Aosta, visto che la stagione estiva è alle porte e la Cervino SpA ha già comunicato la data di apertura degli impianti di risalita. È fondamentale poter ripartire da subito, rispettando ovviamente le regole necessarie, divenute ormai la normalità. Serve un cambio di passo, auspichiamo che questa nostra ulteriore richiesta, la terza in pochi mesi, venga accolta: la montagna deve ripartire”, ha affermato Beppe Cuc, presidente Avms.