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I più grandi campioni dello sci uniti in un unico messaggio: “non fermate la stagione invernale”. Così Alberto Tomba, Federica Brignone e Giorgio Rocca si sono esposti ai media per lanciare l’appello al Governo che sulla questione sci sembra stia imboccando la strada senza ritorno della non apertura degli impianti.

Anzi, dalle indiscrezione sembra che da Palazzo Chigi si stia trattando per trovare un’intesa europea che consenta uno stop della ripresa delle attività. Decisione fortemente contestata dalle Regioni interessate e dalle categorie, che temono un tracollo economico.

E anche dagli stessi atleti, simboli di un movimento che rappresenta una fetta importante dell’economia italiana con i suoi circa 3 miliardi di euro di indotto, hanno deciso di scendere letteralmente in pista.

Alberto Tomba non ha dubbi. “Lo sci è per eccellenza sport all’aperto ed individuale: in più, visto come ci si veste quando si va a sciare, non è davvero un problema di mascherine, perché già ora si usano normalmente protezioni della bocca e del viso. E sciando neppure c’è un problema di distanziamento”.

Secondo il campione azzurro dunque:

“le piste dovrebbero dunque essere aperte, anche se ci sono ovviamente degli accorgimenti da prendere. Per gli impianti non vedo però problemi particolari: dove c’è un seggiovia a due o tre posti si va da soli, se è da cinque si va in tre. E si possono benissimo diminuire e segnare anche i posti sulle cabinovie: non c’è dunque problema a mantenere il distanziamento sugli impianti”.

Aggiunge Tomba dalla casa di famiglia di Castel de britti.

“E’ molto importante che gli impianti sciistici aprano a Natale, perché sarebbe un segnale positivo per tutti. Altrimenti, con le stazioni chiuse, il danno sarebbe irreparabile”. Parla così anche Federica Brignone, detentrice della coppa del mondo di sci, che prende così una posizione forte sul dibattito.

Sulla stessa linea anche Giorgio Rocca che parla di sci come atto di libertà. E alla domanda se accettare la chiusura chiedendo aiuti al Governo possa essere una soluzione, Rocca risponde: “Ci vorrebbero troppi soldi. Io stesso, che ho una piccola società, faccio fatica a immaginare che alcune delle persone che lavorano per me possano essere soddisfatte guadagnando anche solo l’80% di quello che avrebbero guadagnato lavorando. La scorsa stagione, seppur conclusa a fine febbraio, per fortuna abbiamo perso solo un terzo del fatturato, ma se la crisi parte a inizio stagione diventa davvero un problema. Ovviamente è una misura che colpisce tantissime persone, dagli albergatori, ai noleggiatori e le scuole sci. Prendiamo tutti una mazzata pazzesca, perché la montagna vive di turismo”.

In ultimo, anche il campione del mondo di discesa e combinata Peter Fill ha voluto dire la sua: “Chi scia sulla neve non può mai contagiare qualcuno con guanti, maschera e distanziamento. Lo spazio c’è sempre. Dove bisogna adottare regole e vari protocolli è negli impianti di risalita quindi nelle seggiovie e nelle cabinovie facendo rispettare le distanze riducendo anche i posti con le famiglie che possono stare insieme. Nei luoghi chiusi di montagna, penso ai ristoranti, i protocolli sanitari ci sono già e quindi basterà solo osservarli. Lo sci è sicuro e protetto e chiudere le piste sarebbe un danno per tutti. Agli italiani è stato tolto tanto rinchiudendoli in casa e adesso non consentirgli di sciare all’aria aperta non è giusto. La montagna è sicura e aiuta anche a vivere meglio”.